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Ci salverà la nostra bellezza - di A. Miglietta, F. Cavazzoni

MILANO. Oggi, 4 maggio, ha inizio la cosiddetta "Fase 2", un allentamento delle restrizioni previste per contrastare l'emergenza sanitaria, un processo che vuole portare a un graduale ritorno alla normalità per quanto riguarda le libertà personali e le attività economiche e commerciali. Il settore della cultura, duramente colpito da una situazione senza precedenti, ha finora cercato di arginare la crisi tramite il ricorso a Internet, alla tecnologia e ad iniziative di sostegno private e pubbliche, senza tuttavia nascondere la preoccupazione degli operatori del settore per l'avvenire. Quali idee e proposte possono nascere per il futuro di un settore, quello della cultura, di importanza fondamentale per un Paese come l'Italia? Per rispondere a questa domanda cruciale ARTSTART si è rivolto a due stimati professionisti: Angelo Miglietta e Filippo Cavazzoni.


"Ci salverà la nostra bellezza. Proposte per la cultura oltre la crisi"

di

Angelo Miglietta

Professore Ordinario di Economia e Management della Cultura e Pro Rettore Vicario Università IULM di Milano

e

Filippo Cavazzoni

Direttore editoriale Istituto Bruno Leoni


Come tanti altri settori, anche il mondo della cultura ha subìto l'impatto fortemente negativo dell'emergenza sanitaria. I danni sono già oggi ben visibili ed è inoltre probabile che la situazione rimarrà critica ancora per parecchi mesi.

Il governo fino ad ora ha cercato di tamponare, mettere qualche cerotto, garantire il galleggiamento e non lo sprofondamento del settore. Il 2020 sarà però il peggiore degli ultimi anni per i fatturati delle istituzioni culturali, in parte per la loro chiusura forzata e in parte perché la riapertura avrà fortissime limitazioni. Lo scenario unico che avremo di fronte richiederà risposte nuove e innovative volte ad allentare le tante rigidità che caratterizzano il settore. Solo così, forse, si potrà dare ossigeno e dinamismo alla cultura.

Se l'obiettivo primario è quello di salvaguardare la continuità di gestione delle diverse amministrazioni, questa volta si presenta però l'opportunità di provare a superare quanto si è sempre fatto.

La soluzione può essere rappresentata, in non pochi casi, dall'introduzione di un credito di imposta automatico sull'acquisto dei biglietti e delle spese sostenute nella filiera dei servizi offerti, per esempio sul modello dell'art bonus. Da riservare solo alle organizzazioni riconosciute per lo svolgimento di attività culturale, sia pubbliche sia private, che verranno riconosciute e iscritte in un apposito elenco previa domanda e silenzio assenso o diniego motivato, come per esempio già avviene per il 5 per mille (tutte le organizzazioni che ne beneficiano potrebbero essere già d'ufficio inserite nell'elenco). L'attestazione ai fini fiscali potrebbe essere facilmente rilasciata con uso del codice fiscale attraverso la tessera sanitaria, come si fa quando si acquistano i farmaci.


"Lo scenario unico che avremo di fronte richiederà risposte nuove e innovative volte ad allentare le tante rigidità che caratterizzano il settore. Solo così, forse, si potrà dare ossigeno e dinamismo alla cultura".

Naturalmente non si potrà eliminare l'attuale sistema di sovvenzioni. Sia per non causare una sorta di rivolta dei principali beneficiari, sia per sostenere quelle attività che svolgono un lavoro di ricerca e sperimentazione che rischia di non trovare un apprezzamento adeguato dal pubblico (anche se non mancano gli appassionati per le sperimentazioni di frontiera).

Un'altra opportunità di intervento è rappresentata dagli investimenti per il recupero del patrimonio culturale e il miglioramento delle infrastrutture che ne sono funzionali, con specifica preferenza ai progetti che consentissero anche di mobilitare investimenti privati per la realizzazione di attività di compendio. In particolare destinati all'accoglienza e alla ristorazione, oltre che a un uso adeguato al pregio dei luoghi. Investimenti di questo tipo hanno il merito di coinvolgere filiere di lavoro legate all'artigianato di qualità e alle imprese locali, con un elevato impiego di mano d'opera.

Lo strumento da usare, molto semplice, è quello della garanzia pubblica dei prestiti, limitando la misura alle organizzazioni di riconosciuto valore (come sopra suggerito). È un'occasione per privilegiare i progetti che siano in grado di andare oltre la logica conservatrice della tutela per aprirsi al miglioramento della fruizione, che è poi il modo più efficace per valorizzare un patrimonio culturale, facendolo conoscere e vivere.


"Il nostro patrimonio culturale è afflitto da parecchie ingessature normative e gestionali, e la crisi che stiamo vivendo potrebbe essere l'occasione per ripensare il modo in cui è organizzato".

Quelle delineate sono solo due delle proposte che potrebbero essere attuate. Ma se volessimo allargare ancora di più lo sguardo, è chiaro che il nostro patrimonio culturale è afflitto da parecchie ingessature normative e gestionali, e la crisi che stiamo vivendo potrebbe essere l'occasione per ripensare il modo in cui è organizzato. La sua concentrazione, da aspetto positivo è vissuta invece come un problema, soprattutto per l'eccesso di pubblicizzazione nella sua gestione (pubblicizzazione associata anche all'esiguità delle risorse, che è facile ipotizzare saranno sempre di meno). Di qui l'orientamento a considerare il patrimonio come fonte inevitabile di spesa e mai di entrata.

La fruizione del patrimonio è strettamente legata alla mobilità delle persone; una mobilità che nel prossimo futuro risentirà di numerose limitazioni. Tale riduzione degli spostamenti, ossia il mancato afflusso di turisti dall'estero, potrà pesare maggiormente proprio in quei luoghi in cui tradizionalmente si sono concentrati i flussi. Ma sappiamo bene quanto sia capillare il patrimonio nel nostro Paese e quanto, in potenza, sia possibile un “decentramento” della sua fruizione.

Già oggi, da un punto di vista normativo, è possibile immaginare forme innovative di gestione del patrimonio pubblico ed è forse proprio in tempo di crisi che può essere stimolata la creatività “imprenditoriale” di persone e soggetti vari, del mondo no profit e for profit, a patto però che tale creatività venga lasciata libera di esprimersi e non soffocata.


Una versione più estesa di questo articolo è uscita, con lo stesso titolo, come Focus dell'Istituto Bruno Leoni (www.brunoleoni.it).


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