Certosa di Pavia: un nuovo profondo cambiamento
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Aggiornamento: 1 giorno fa
CERTOSA DI PAVIA (PV). Dal primo gennaio 2026 i monaci cistercensi che attualmente animano la splendida Certosa di Pavia se ne andranno, lasciandone la gestione al Ministero della Cultura, che sembra promettere nuove prospettive di fruizione, conservazione e valorizzazione. Può essere, certo, ma a che prezzo? Qualche considerazione del tutto personale sulla questione.

di Vittorio Schieroni
Direttore ARTSTART
Certi cambiamenti radicali possono piacere del tutto solo a chi non ha un senso religioso. La Certosa di Pavia, edificata alla fine del XIV secolo per volere del primo duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, dal primo gennaio 2026 assisterà alla partenza dei monaci cistercensi, che qui risiedono dal 1968. Per questo complesso formato da un monastero e da un santuario, entrambi di straordinaria bellezza, si apre una nuova fase di una storia lunga e illustre con la gestione da parte del Ministero della Cultura attraverso la Direzione regionale Musei Lombardia, da cui già dipende il Museo della Certosa di Pavia. Risulta che i monaci, purtroppo pochi, alcuni dei quali di una certa età, non se la siano sentita di rinnovare la convenzione con il Ministero per portare avanti servizio spirituale e gestione. Uno dei principali punti di riferimento della spiritualità nel territorio dovrà quindi fare a meno della presenza delle persone che con passione e nonostante le numerose difficoltà lo hanno curato e animato.
Si vuole dire che non siano necessari un sistema di visite funzionale, una continuità nella cura, nella promozione e nella valorizzazione, strumenti e iniziative efficaci per permettere un agevole accesso a questo patrimonio unico d'arte e cultura? Niente affatto, ma forse in molti avrebbero sperato in un compromesso per venire in aiuto della piccola comunità, almeno per quanto riguarda le questioni pratiche e amministrative, evitando così un simile risultato, perché la Certosa di Pavia prima di essere un monumento, un museo e un contenitore di bellezza, è un luogo sacro cristiano. Fino ad ora con i suoi tempi e le sue regole, spesso distanti rispetto alle esigenze della contemporaneità, ma degni di rispetto.
Si parla di un piano strategico di rilancio insieme a importanti Fondazioni. Con tutta probabilità si verrà a pagare un biglietto d'ingresso, si potrà accedere al sito in fasce orarie più ampie e con visite guidate professionali, ci saranno nuovi servizi e comfort: tutto corretto e auspicabile. Ma a che prezzo? Rinunciando a una presenza viva, che anima la Certosa di Pavia e che fino a questo momento ha permesso ai visitatori di ricollegarsi con lo spirito al senso e al fine per cui è stata voluta e costruita.
Già altre volte nel corso della sua storia monaci di differenti congregazioni hanno abbandonato il complesso, a distanza di anni sostituiti da altri, il futuro non si conosce. In ogni caso, di fronte a questa decisione ormai presa, considerando la Certosa di Pavia un vero posto del cuore, per me speciale come pochi altri, non posso che augurarmi nuove gestioni che sappiano coniugare fruizione e rispetto, cultura e fede, senza rinunciare del tutto alle funzioni che questo luogo ha svolto per secoli a beneficio della comunità.
L'immagine che accompagna il testo è stata scattata da Vittorio Schieroni nel corso della sua visita alla Certosa di Pavia del 23 novembre 2025.






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