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Angelo Crespi: Grande Brera, un motore per l'arte e la creatività

Aggiornamento: 9 set

MILANO. Vittorio Schieroni intervista Angelo Lorenzo Crespi, Direttore generale della Pinacoteca di Brera. Critico d'arte, giornalista, saggista e drammaturgo, con una lunga carriera nel sistema dell'arte che lo ha portato alla gestione di prestigiose Istituzioni culturali e museali, dall'inizio del 2024 è impegnato nella valorizzazione di uno dei più importanti musei a livello internazionale. La Pinacoteca, Palazzo Citterio, la Grande Brera, il Cenacolo Vinciano, il quartiere Brera sono alcuni dei temi di grande interesse toccati da questa intervista.


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Foto 1: Vittorio Schieroni e Angelo Crespi


Intervista di Vittorio Schieroni

Direttore ARTSTART


Vittorio Schieroni: Vorrei innanzitutto ringraziarla per la sua disponibilità a rilasciare questa intervista, a cui tengo molto, operando professionalmente a Brera. Da oltre un anno è alla guida della Pinacoteca di Brera, una delle istituzioni museali più prestigiose e importanti a livello internazionale. Quali sono stati opportunità, sfide e problemi che si è trovato ad affrontare al momento del suo insediamento?

 

Angelo Crespi: Brera veniva da un periodo di compressione ed era come se il complesso intero si fosse chiuso al proprio interno, credo anche dopo l'esperienza non facile del COVID. Quindi, la prima cosa a cui ho pensato è stata di rafforzare una comunicazione positiva immaginando anche la denominazione Grande Brera con un nuovo logo che potesse ricomprendere tutte le Istituzioni che da più di due secoli collaborano nell'edificio storico di Brera. Il secondo grande problema, che era Palazzo Citterio, ormai acquistato oltre cinquant'anni prima, nel 1972, e non ancora aperto al pubblico. Queste, credo, siano state le due sfide più importanti all'inizio, poi ci sono moltissime altre cose: Brera è un museo con oltre duecento dipendenti. I primi problemi sono stati questi, le novità sono state da subito un trend positivo dei visitatori, allargando tecnicamente gli slot, aumentando le possibilità di prenotazione, quindi abbiamo già avuto un 2024 - io sono entrato a gennaio 2024 - molto positivo con un aumento del 30%. Poi, la grande novità è stata l'assegnazione durante il 2024 della responsabilità del Cenacolo Vinciano. Quindi si è costituito un polo museale, insieme poi alla Biblioteca Braidense, al Museo dell'Arte digitale, un progetto che dipende sempre da Brera, un nuovo museo che aprirà tra un paio d'anni: tutto questo ha contribuito oggi a rendere più forte la presenza dello Stato nel territorio di Milano nel settore specifico delle Arti e dei Beni culturali.

 

Prendendo spunto dalla domanda precedente, l'apertura di Palazzo Citterio, tanto attesa e rinviata, è stata un punto centrale che ha contraddistinto l'inizio del suo mandato: quali sono i risultati che al momento sono stati prodotti? Abbiamo già parlato, ad esempio, dell'affluenza di visitatori.

 

Innanzitutto un anno complesso per terminare questi lavori di consolidamento, che poi siamo arrivati in tempo all'apertura stabilita del 7 dicembre, con un'attenzione incredibile anche da parte della stampa internazionale: abbiamo avuto una copertura internazionale di tutti i più grandi giornali del mondo, The New York Times, The Times, Frankfurter Allgemeine Zeitung, Le Monde, El País. Tutti i giornali internazionali hanno dato grande spazio, con anche grande enfasi, all'apertura di Palazzo Citterio, dove finalmente sono state esposte queste magnifiche collezioni del Novecento completando il percorso espositivo di Brera e posizionando anche alcuni capolavori che ormai erano preclusi alla vista da tanto tempo, come la "Fiumana" di Pellizza da Volpedo. Il risultato è aver coronato il sogno di Franco Russoli e Gian Alberto Dell'Acqua con l'acquisizione del palazzo per lo Stato italiano negli anni '70, il Soprintendente Dell'Acqua e il Direttore Russoli, artefici di questo acquisto: la possibilità di uno spazio non solo per le Collezioni del Novecento, ma anche per l'arte contemporanea. Abbiamo anche dedicato delle mostre al contemporaneo. Abbiamo aperto un bar temporary, un bistrot, abbiamo restituito alla città anche un giardino, devo dire inedito per un quartiere come Brera che non ha giardini, che si collegherà all'Orto Botanico. Anche per quanto riguarda il turismo, Brera e Milano si scoprono sempre più dei luoghi di turismo.


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Foto 3: Angelo Crespi


La Grande Brera: un progetto che coinvolge la Pinacoteca, Palazzo Citterio e la Biblioteca Nazionale Braidense: un polo culturale di straordinaria rilevanza. In parte ha già risposto, ma che obiettivi si è dato per la gestione di questo complesso sistema?

 

L'obiettivo molto chiaro, fin dal mio insediamento dopo il concorso, è stato quello di comunicare sempre la Grande Brera immaginando l'unicità e la straordinarietà di un luogo di cui non siamo nemmeno consapevoli noi milanesi, né tantomeno i turisti, un luogo forse unico al mondo dove da vari secoli si fa conservazione di beni culturali, esposizione di opere d'arte, formazione legata al tema dell'arte, ricerca e innovazione. Funzioni che non dipendono tutte da me - nel caso della formazione abbiamo l'Accademia di Brera, che addirittura precede nella sua formazione la Pinacoteca -, ma essendo il consegnatario del Palazzo, la mia idea era di comunicare sempre l'unicità di tutto quanto il luogo, considerato che quando un visitatore arriva non si pone il problema di sapere se la Pinacoteca appartiene al Ministero della Cultura, mentre l'Accademia è retta dal Ministero dell'Università e della Ricerca. Il visitatore che arriva deve percepire il complesso nella sua integrità, interezza, quindi l'obiettivo che mi ero prefissato fin dall'inizio era quello di rendere consapevoli noi stessi milanesi, poi i turisti internazionali, di questo complesso che è unico al mondo e sicuramente centrale nelle dinamiche culturali di una città come Milano. Quest'anno arriveremo a un milione e centomila visitatori con il Cenacolo, siamo in crescita, solo la Pinacoteca arriverà a 600.000 visitatori quest'anno, senza contare Citterio. Sono numeri che rendono giustizia a un luogo che aveva bisogno di questa nuova comunicazione, di questo nuovo modo di rappresentarsi davvero centrale in un contesto che è quello di Milano. Essendo centrale, perché Brera è chiaramente da sempre il quartiere più importante di Milano. 

 

A questo proposito, per concludere, Brera è un quartiere con una storia unica all'interno del tessuto culturale milanese e la sua importanza va ben oltre l'ambito locale. Vi risiedono anche l'Accademia di Belle Arti di Brera e diverse realtà private dedicate all'arte, come gallerie d'arte moderna, contemporanea e antiquarie, showroom e studi di professionisti del settore. Lei ha dimostrato la volontà di creare connessioni con questi attori per rendere il quartiere un luogo dove l'arte tornerà ad essere protagonista. Come ritiene potrà svilupparsi questo dialogo in vista di un obiettivo comune?

 

Io credo che Brera come Istituzione museale abbia proprio tra le sue missioni - anche considerando i trattati internazionali, soprattutto la Convenzione di Faro in Portogallo del 2005 -, il museo abbia come funzione quella di essere il motore di uno sviluppo democratico all'interno del proprio territorio di riferimento e del proprio contesto. Alla luce di queste definizioni che hanno cambiato l'idea di museo, che non è più semplicemente un contenitore, né soltanto un valorizzatore della propria collezione, ma ha una missione più complessa all'interno del territorio di riferimento, una delle idee è quella di riportare con forza alla luce la storia del quartiere come quartiere d'arte, dove nell'Ottocento c'è la presenza di Canova, di Hayez, di Bossi, di Appiani, che all'inizio del Novecento è frequentato dai grandi interpreti delle Avanguardie, penso a Boccioni e ad altri, e che dopo la Guerra è sede delle più grandi Neoavanguardie del mondo, penso allo Spazialismo con Fontana e al Neo-Dada con Manzoni. Dunque, oggi il quartiere è un quartiere alla moda, credo che invece sia giusto riportare l'attenzione anche sulla questione della creatività. Ci sono almeno una trentina di gallerie a cui si aggiungono spazi, studi di professionisti, showroom e quindi la Grande Brera ha la responsabilità di essere il motore di questa interpretazione di Brera come quartiere dell'arte.


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Foto 4: Angelo Crespi


L'intervista è stata rilasciata da Angelo Crespi a Vittorio Schieroni venerdì 25 luglio 2025.
La fotografia n. 1 è stata scattata presso l'ufficio di Angelo Crespi a Palazzo di Brera durante l'incontro avvenuto il 9 settembre 2025. Le fotografie nn. 2 e 3 sono state gentilmente fornite dall'Ufficio Comunicazione di Pinacoteca di Brera, Palazzo Citterio, Biblioteca Nazionale Braidense.
Si ringrazia Antonio Battaglia, titolare della Galleria Antonio Battaglia di Milano, per aver favorito la realizzazione dell'intervista.



(articolo pubblicato il 26 luglio e aggiornato il 9 settembre 2025)


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