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L'Affaire Modigliani: Lo Scenario - di G. Graziani

BOLOGNA. Diamo spazio alla riflessione di Giancarlo Graziani, Art Advisor e Docente di Economia dell'Arte, su un caso particolare ed emblematico nel mercato dell'arte internazionale del secolo scorso: la rapida e vertiginosa ascesa in termini di quotazioni e valori della produzione del celeberrimo artista italiano Amedeo Modigliani (Livorno, 12 luglio 1884 - Parigi, 24 gennaio 1920). 



di Giancarlo Graziani di Montepulciano

Docente Aggiunto di Economia dell'Arte

Fondatore e Coordinatore attività Ce.St.Art. - Centro Studi sull'Economia dell'Arte


La morte di Amedeo Modigliani e della sua compagna Jeanne Hébuterne dà inizio a una delle storie più emblematiche del mercato dell'arte che porterà le opere dello sfortunato artista toscano ad essere oggetto di un'eccezionale impresa di rivalutazione economica.

L'acme dell'operazione speculativa viene raggiunta con l'aggiudicazione nel 2015 per 170.405.000 dollari USA del "Nudo Rosso" già appartenuto alle collezioni Gualino prima e Feroldi poi e dopo essere stato acquistato dal collezionista Gianni Mattioli nel 1950 per interessamento dell'allora Direttrice della Pinacoteca di Brera, Fernanda Wittgens, sua cugina.

La valorizzazione dell'opera di Modigliani era così iniziata negli anni ˈ50 del Novecento da una parte e l'altra dell'Oceano Atlantico; di qua le azioni ruotavano intorno alla Galleria Il Milione di Milano e di là al Museum of Modern Art di New York (lo stesso museo che fu oggetto nel 1970 di un'opera concettuale del tedesco Hans Haacke che ne mise in risalto il legame con l'economia e la politica).

Nonostante i dipinti, le sculture ed i disegni di Modigliani fossero stati esposti già nel 1922 a Parigi, nel 1930 a Venezia, nel 1933 a Bruxelles, nel 1934 a Basilea, il loro valore economico non cresceva sufficientemente (Léopold Zborowski, nonostante la quantità di opere a firma Modigliani che immise sul mercato, finì in miseria nel 1932) tanto che esse quindi si prestavano ad una operazione speculativa di grande intelligenza basata sul fatto che la cifra stilistica dell'artista risultava facilmente riconoscibile da molti e quindi con una "certa facilità" era possibile far diventare "Modì, il maudit" uno "status symbol" tale che molti lo vorranno perché tutti sapranno chi è, un concetto base del marketing.

Fino ad allora le opere dell'artista livornese erano oggetto di attenzione da parte di collezionisti certamente benestanti, ma certo lontani dai patrimoni multimilionari e poi multimiliardari necessari per acquisirli negli anni più avanti.

Nel Regno d'Italia – che nel 1941 presentò sotto i propri auspici a Cortina d'Ampezzo una mostra con più di 500 opere d'arte delle più importanti collezioni private italiane di arte moderna – l'ingegnere nautico Alberto Della Ragione possedeva 5 Modigliani e l'industriale tessile Riccardo Gualino ben 7, tra cui l'"Autoritratto" del MASP - Museo d'Arte di San Paolo; nel 1946 il gallerista Pietro Maria Bardi portò in Brasile i 3 Modigliani ora conservati al MASP, di cui sarà direttore, e anche quelli che venderà a Francesco Matarazzo per il suo MAM - Museo di Arte Moderna sempre della Capitale paulista.

Per comprendere ancora quale fosse la considerazione di Modigliani sul mercato nel 1942, è interessante riportare ciò che scrisse il pittore piacentino Luigi Corbellini, esponente dell'École Italienne de Paris, al suo amico e mecenate Carlo Anguissola di Travo in una lettera del 19 settembre 1942: «Ho trovato quattro magnifici Boldini e per contrasto ho comprato quattro bei Amedeo Modigliani. So che questa pittura ti scandalizza un poco, ma credo in questa pittura, che ha portato un po' di follia a certa pittura troppo saggia. Mi puoi dire attualmente che stampa ha Modì? Qui è ricercatissimo e non se ne trova più; penso che un giorno avrà il grande posto che merita anche in Italia. È vero che non si è mai profeti nel nostro Paese, a parte qualche eccezione».

Nel 1934 un "Ritratto di uomo" fu venduto a New York per 1.200 dollari e nel 1946 un "Ritratto di donna" passò di mano per 3.300 dollari, cifra che rappresentava il prezzo medio del periodo: Modigliani non era un grande affare all'epoca e quindi non attirava neppure le falsificazioni, ma rappresentava una potenzialità per acuti investitori.

L'"impresa" iniziò così a produrre mostre e cataloghi: il primo catalogo, del 1929, era stato pubblicato da Arthur Pfannstiel – che Ludwig Meidner, amico di Modigliani, definisce "suo biografo" ne "Il Giovane Modigliani" scritto nel 1943 – con l'introduzione di Louis Latourettes, ricco amante dell'arte ed anch'egli amico di Modigliani: ma questo catalogo era solo un prodotto di studio per appassionati ed accademici (lo stesso poi ne farà due edizioni aggiornate nel 1954 e nel 1956).


"Modigliani non era un grande affare all'epoca e quindi non attirava neppure le falsificazioni, ma rappresentava una potenzialità per acuti investitori".

Si inizia dalla sponda più ricca dell'Oceano Atlantico, quella statunitense, con la mostra del 1951 al Museum of Modern Art di New York ed al Cleveland Museum of Art (dove fu esposto anche l'"Henry Laurens" di Corbellini), del 1955 all'Art Institute di Chicago, del 1959 al Fogg Art Museum della Harvard University di Cambridge ed al Contemporary Arts Center dell'Art Museum di Cincinnati, per poi passare a quella europea nel 1958 con Milano, Palazzo Reale, Parigi, Galleria Charpentier, e Marsiglia, Musée Cantini, e nel 1959 con Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, per riattraversarlo nel 1961 con meta il Museum of Fine Arts di Boston ed infine, per concludere il tour de force di nuovo dopo una traversata, nel 1963 con Francoforte, Kunstverein, Londra, Tate Gallery, Edimburgo, National Gallery of Scotland: 13 esposizioni in dodici anni in alcune delle città più importanti del mondo con una frequenza impressionante ma certo non motivata da esigenze scientifiche.

E tutto ciò andava completato con un repertorio che presentasse la "produzione originale di Amedeo Modigliani", e di questo se ne occuparono il collezionista Gino Mattioli e la Galleria Il Milione dei fratelli Ghiringhelli, che finanziò il catalogo redatto da Ambrogio Ceroni, perito di casa d'asta e collaboratore di Franco Russoli - curatore della mostra milanese del 1958 e vero conoscitore dell'opera dellˈArtista, che lavorò con Fernanda Wittgens succedendole poi alla direzione della Pinacoteca di Brera (fu poi lo stesso Russoli, divenuto Soprintendente alle Belle Arti di Milano, che notificò 26 dipinti della Collezione Mattioli nel 1973, tra cui uno del Livornese dichiarando "indivisibile" il nucleo: questo insieme andò poi in prestito dal 1997 al 2016 alla Collezione Guggenheim di Venezia).

Dopo aver appunto acquisito la collezione di Pietro Feroldi intorno al 1950, Gianni Mattioli tra il 1952 ed il 1954 fonda con Virginio Ghiringhelli la società G & G per l'acquisto di opere ed entra in società con la Galleria Il Milione dei due fratelli Ghiringhelli ed edita nel 1958 la prima edizione del catalogo su Modigliani di Ambrogio Ceroni, che sarà poi aggiornato.

Il catalogo Ceroni, nonostante l'esistenza delle altre due edizioni del 1954 e del 1956 del catalogo di Pfannstiel, diventerà la pietra miliare del mercato delle opere di Modigliani e solo le opere in esso pubblicate godranno di generale accettazione e di aggiudicazioni multimilionarie e verranno battute dalle case d'asta più conosciute nonostante le riconosciute incompletezza ed inesattezza, naturali in ogni pubblicazione che non può mai essere esaustiva e definitiva ma solo orientativa.

A questo punto dell'impresa gli strumenti ci sono ed i risultati di tali azioni sono i seguenti: nel 1954 il dipinto "Raimondo", appartenente al periodo cubista dell'artista, fu venduto per 15.250 dollari, ma verso la fine del decennio i valori si portarono sui 30.000 dollari, raddoppiando, ed il 6 luglio 1960 Sotheby's a Londra vendette "Ritratto di Fanciulla" per 24.000 sterline britanniche, pari a ben 67.000 dollari USA.

Dalla base del 100 % del 1934 il "maledetto" Modigliani salì di valore al 3.100 % nel 1960 segnando il rialzo maggiore degli anni ˈ50 del Novecento e tale attività di rivalutazione non era finita ma appena iniziata.

Nell'ottobre e nel novembre del 1960 Sotheby's aggiudicò tre dipinti del Livornese a 21.000, 22.000 e 38.000 sterline britanniche, pari rispettivamente a 58.000, 61.000 e 106.000 dollari USA: la valorizzazione aveva dato i suoi frutti.

Nel 1961 però la figlia di Amedeo e Jeanne Hébuterne, Jeanne Modigliani – storica dell'arte e detentrice del diritto morale ("droit moral") di attribuzione secondo la legge francese –, volle far chiarezza su tutta l'opera del genitore e su tutto il mito che era stato costruito senza basi ma che aiutava il marketing e scrisse "Modigliani sans légende" (editore Gründ, 1961): fu screditata dal mercato, come sempre a gestione monopolistica, e così pure i suoi Archives Légales Amedeo Modigliani costituiti nel 1983 con cui ha cercato di ristabilire la verità fino alla fine.


"Dalla base del 100 % del 1934 il 'maledetto' Modigliani salì al 3.100 % nel 1960 segnando il rialzo maggiore degli anni '50 del Novecento e tale attività di rivalutazione non era finita ma appena iniziata".

In particolare Jeanne Modigliani scriveva che per il padre la pittura fu un ripiego dalla scultura, che non poteva esercitare per motivi di costi del materiale e per l'indisponibilità di studi di dimensioni adatte dato il loro onere, e quindi dovette esercitarsi molto per raggiungere i suoi risultati con una parte di produzione non finita, abbozzata, rifiutata ed anche distrutta: nella letteratura su Modigliani testimoni oculari affermano che ricopiava i propri disegni per esercitarsi.

Non esisteva quindi l'Artista perfetto, senza sbagli.

Ed inoltre Jeanne Modigliani scriveva anche che "mancano gli elementi fondamentali per una esatta e completa ricostruzione della produzione del padre data la frammentarietà dei documenti esistenti anche a causa dei molti e mal documentati traslochi".

Non poteva quindi esistere un repertorio indiscutibile.

E così è stato per Arthur Pfannstiel e le sue pubblicazioni – che fanno parte in ogni testo della bibliografia essenziale su Modigliani – denigrandolo per il fatto che avesse operato per la Germania, sua patria, durante la Seconda Guerra Mondiale e negando che, proprio per quel ruolo avuto nell'inventariazione delle collezioni d'arte francesi per le requisizioni tedesche, aveva acquisito una grandissima conoscenza delle opere.

Ma Modigliani era di religione ebrea e quindi non poteva avere un biografo aderente al Nazionalsocialismo, neppure se conosceva molto bene ciò di cui scriveva.

Ad oggi le expertise sulle opere di Modigliani redatte e firmate da Jeanne Modigliani e da Arthur Pfannstiel non vengono generalmente prese in considerazione e le opere da loro riconosciute non sono accettate nelle sedute di vendita delle maggiormente note case dˈasta.

Un'ultima annotazione: il "Nudo Rosso" che è stato aggiudicato a più di 170 milioni di dollari era di proprietà degli eredi di Gianni Mattioli al momento della vendita e non è rientrato nel "nucleo indivisibile" della Collezione Mattioli, pur essendo stato definito da Russoli "meraviglioso" e "capolavoro" già nel 1967, e nel consiglio di amministrazione del Museum of Modern Art di New York già nel 1951 sedeva Peggy Guggenheim.


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