MILANO. Vittorio Schieroni intervista il critico d'arte, storico e accademico Flavio Caroli, intellettuale noto e apprezzato anche da parte del grande pubblico per i suoi libri e gli interventi televisivi, che è stato suo docente all'Università IULM di Milano. Argomenti centrali della conversazione sono il valore e l'importanza dell'arte e della cultura nella vita di ognuno di noi e gli effetti negativi che possono derivare dall'esserne privati per troppo tempo, impossibilitati come siamo ora, in tempo di pandemia, a frequentare musei, mostre, teatri, cinema, ricorrendo all'ausilio del digitale per accedere a contenuti culturali.
Intervista di Vittorio Schieroni
Direttore ARTSTART
Vittorio Schieroni: Professore, come sta vivendo questi giorni di nuove restrizioni a un anno dall'inizio della pandemia?
Flavio Caroli: Le dirò, il lockdown di un anno fa dopotutto non mi è dispiaciuto, perché mi sono ritirato in campagna e ho scritto un libro che, per inciso, uscirà fra un mese. Ho fatto tutte quelle cose che si lasciano indietro nel corso della vita, ho fatto ordine. Quest'anno è un po' diverso, c'è più inquietudine, ma in ogni caso il tempo viene utilizzato e viene utilizzato anche bene. Però ormai siamo stanchi, c'è poco da fare, a questo punto abbiamo bisogno di ripartire.
Uno dei suoi ultimi libri è "La grande corsa dell'arte europea. Viaggio nella bellezza da Van Eyck a Kiefer" edito nel 2020 da Mondadori. L'arte può essere secondo lei uno degli elementi che accomunano e definiscono questa Europa attualmente disorientata e poco unita?
Certamente, se venisse coltivata questa idea. E poi, in ogni caso, tutte le volte che si affaccia l'idea di una unità fatalmente si finisce nell'arte. L'arte e il pensiero in generale sono l'elemento principe: tutti noi veniamo da una certa tradizione di pensiero europeo, che può essere Spinoza, Cartesio, poi Kant, Hegel e via dicendo. Io definisco l'arte il pensiero in figura: l'arte in quanto pensiero in figura è l'elemento unificante privilegiato.
"Io definisco l'arte il pensiero in figura: l'arte in quanto pensiero in figura è l'elemento unificante privilegiato".
Da più di un anno ormai i teatri e i cinema sono chiusi al pubblico, mentre musei, aree archeologiche e luoghi della cultura sono stati accessibili solo per brevi periodi e con grandissime limitazioni. Al di là delle gravi ripercussioni economiche che colpiscono le professionalità che operano in questi settori, qual è a suo parere il principale effetto negativo che ricade su tutti noi a causa di questa privazione della cultura?
Infiniti sono gli aspetti negativi, e prima di tutto c'è la mancanza del piacere, il piacere di avere un rapporto con le cose grandi e belle. La mancanza di bellezza, della quale viviamo: il teatro dal vivo è incomparabile rispetto a come può essere il teatro in televisione, così come manca il fascino del cinema. Quando ero ragazzino andavo al cinema anche due volte al giorno, perché c'è una magia nel cinema. La magia di quei luoghi è infinita nel ricordo ed è infinita ancora oggi. La fragranza della bellezza, questo manca.
L'arte e la cultura sono una risorsa straordinaria per l'essere umano, specialmente in tempi di difficoltà e preoccupazione. Mostre virtuali e lezioni online non bastano, ma aiutano a mantenere una parvenza di contatto tra le persone e l'arte. Come sarà, secondo lei, la fruizione dell'arte nel futuro, tra presenza fisica e tecnologia?
Questo è un grande problema e il futuro è sempre molto difficile da prevedere. In ogni caso ci vuole un rapporto diretto con le cose. Guardi, io ho presentato il libro a cui lei accennava prima solo in streaming e ho sentito che qualcosa mancava. Infatti il prossimo libro, che uscirà a metà maggio, lo presenterò con una componente dal vivo, in presenza. L'altra sera ho visto in TV un vecchio intervento di Walter Chiari il quale diceva di aver sempre bisogno, al di là della televisione, di una quarantina di persone intorno, perché le persone danno calore e umanità.
"La magia di quei luoghi è infinita nel ricordo ed è infinita ancora oggi. La fragranza della bellezza, questo manca".
Ci può anticipare il titolo del suo nuovo libro e su cosa verte?
Assolutamente, il titolo è "I sette pilastri dell'arte di oggi" e il sottotitolo "Da Pollock alle tempeste del nuovo millennio", pubblicato sempre da Mondadori. Cominciamo con l'ultima guerra fino ad arrivare ad oggi; chiudo anche scommettendo su quali saranno i nomi che resteranno nel futuro. Il libro uscirà il 18 di maggio e la presentazione è fissata il 26 di maggio all'auditorium di IBM in Piazza Gae Aulenti a Milano. Speriamo di poterlo presentare in presenza, almeno per quella quarantina di persone di cui parlava Walter Chiari.
Lei è un apprezzatissimo critico e storico dell'arte, attraverso i suoi libri e i suoi interventi televisivi è stato capace di avvicinare all'arte anche la gente comune, rendendola comprensibile e dimostrando che è parte integrante di ognuno di noi. Quale ritiene sia il ruolo fondamentale che l'arte riveste nella nostra vita quotidiana, ai nostri giorni?
L'arte si insinua, accedere all'arte non significa solo guardare quadri o leggere libri. Il senso della bellezza si insinua, non sappiamo come, in mille modi. Guardiamo un film in televisione e il cinema ormai cita ampiamente l'arte, ci arriva anche da lì. L'arte impregna le nostre vite e dovrebbe farlo ancora di più e dovremmo rispettarla e coltivarla sempre di più.
Intervista rilasciata da Flavio Caroli a Vittorio Schieroni in data giovedì 1 aprile 2021.
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