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Vittorio Schieroni intervista Michelangelo Pistoletto

PARIGI. Il Direttore di ARTSTART, Vittorio Schieroni, intervista Michelangelo Pistoletto, uno degli artisti italiani più conosciuti e apprezzati a livello internazionale, in occasione della sua mostra personale alla Galleria Christian Stein, aperta al pubblico in questi giorni presso lo spazio in Corso Monforte 23 a Milano. Argomenti della conversazione la storia artistica del Maestro, i punti centrali della sua arte, il suo legame con il territorio biellese e le prossime iniziative che lo vedranno protagonista.



Intervista di Vittorio Schieroni

Direttore ARTSTART


Vittorio Schieroni: Maestro, quando e come è iniziato il suo percorso artistico?


Michelangelo Pistoletto: Il mio percorso artistico inizia ancor prima di nascere, perché sono figlio di un pittore, e quindi nel mio DNA c'era già l'arte. Sono cresciuto nello studio di mio padre e ho cominciato a lavorare con lui a quattordici anni, facendo anche restauro di quadri antichi e seguendo i suoi insegnamenti d'artista. Con il restauro ho avuto la possibilità di conoscere l'antichità, la storia dell'arte antica, non soltanto dai libri ma mettendoci dentro le mani. Il passato mi arriva per via paterna. Mia madre, quando ho compiuto diciotto anni, mi ha iscritto a un corso di pubblicità grafica con il miglior grafico pubblicitario italiano, Armando Testa. Da Testa ho avuto subito un primo insegnamento: conoscere a fondo l'arte moderna per poter intraprendere la strada della comunicazione. Sono quindi passato dall'antico al moderno e l'arte moderna mi ha portato a capire che l'artista è totalmente libero e responsabile del suo segno personale. Attraverso la libertà dell'arte mi sono assunto la responsabilità di quello che avrei potuto fare nel mondo.


Lei collabora da diversi anni con la Galleria Christian Stein. Quali opere ha scelto di esporre in questi giorni presso lo spazio in Corso Monforte a Milano?


La mostra da Christian Stein riguarda i Quadri Specchianti, che sono il filo conduttore di tutto il mio processo artistico: ho realizzato questi lavori nei due ultimi anni. Essi sono basati sul concetto di confine, di soglia, di passaggio. I Quadri Specchianti sono una soglia oltre la quale si estende la visione sconfinata dell'esistente: nel Quadro Specchiante tutto ciò che vediamo davanti a noi in realtà sta alle nostre spalle. Nel quadro ci vediamo al di là della soglia quindi al di là del confine, delle sbarre e delle barriere perché lo spazio in cui ci riflettiamo sta alle nostre spalle. Se poi ci allontaniamo dal quadro ci vediamo penetrare in esso, al di là di ogni barriera. Noi viviamo contemporaneamente in due mondi quello virtuale che ci sta di fronte e quello reale che sta alle nostre spalle. Lo spettatore dunque è fisicamente al centro dell'opera.

Oggi la società intera sta vivendo un momento di passaggio, quello del Covid e del lockdown. Stiamo attraversando un confine, e dobbiamo vedere il mondo al di là di quello che è stato fino a oggi, quindi la nostra immaginazione deve portarci verso un cambiamento. L'opera ci mette al centro di una responsabilità verso noi stessi e verso il mondo.


Nella foto: la mostra di Michelangelo Pistoletto alla Galleria Christian Stein


"Sono quindi passato dall'antico al moderno e l'arte moderna mi ha portato a capire che l'artista è totalmente libero e responsabile del suo segno personale. Attraverso la libertà dell'arte mi sono assunto la responsabilità di quello che avrei potuto fare nel mondo".

Ѐ stato un grande protagonista dell'Arte Povera. Ritiene che il messaggio di questo storico movimento artistico sia ancora valido nell'attuale contesto dell'arte contemporanea o che sia stato ben assimilato?


Penso che da una parte sia stato assimilato, ma dall'altra rimane un fondamento indispensabile in quanto è un movimento che ha portato l'arte del Novecento verso un punto finale, cioè alla radice. Arte Povera è scevra di tutto il superfluo, è radicale. Ho sempre definito l'Arte Povera un'arte "radicale". Essa è come un albero che cresce affondando le sue radici nella terra, quindi ritorniamo alla terra, al pianeta, ripartiamo dalla terra: questo è un messaggio ecologico tutt'altro che consumato.


Dove risiede, secondo lei, la differenza tra un'arte che stimola, scuote, fa riflettere e un'arte che è pura e semplice provocazione in sterili manifestazioni?


La manifestazione è importante, perché è una presa di coscienza, ma non deve essere la finalità, deve portare immediatamente a una azione manifesta. Ciò vuol dire elaborare proposte e condurle a compimento. Necessita un contributo di innovazione che non sia solo critica, ma progettazione e pratica.


Nella gallery fotografica: la mostra di Michelangelo Pistoletto alla Galleria Christian Stein


"Dobbiamo trovare l'equilibrio tra natura e artificio: questo vuol dire 'Terzo Paradiso', ossia il terzo stadio di un'umanità nella quale noi sappiamo portare equilibrio e armonia fra natura e artificio. Sono proprio la scienza e la tecnologia che si devono oggi dedicare a ricucire questo rapporto con la natura".

Un simbolo ormai conosciuto in tutto il mondo, una sorta di riconfigurazione del segno matematico dell'infinito, formato da tre cerchi consecutivi legati insieme. Qual è il significato del "Terzo Paradiso"?


Il "Terzo Paradiso" significa che ne esistono due precedenti. Il primo è quello naturale, di quando eravamo completamente integrati nella natura e quindi inconsapevoli e irresponsabili. Poi è arrivato il secondo paradiso, quello artificiale, che inizia con l'uscita dalla natura, rappresentato con il simbolo biblico del morso nella mela. Il mondo artificiale è oggi una mela artificiale, difatti la mela morsicata è diventata il simbolo di un computer. L'artificio umano sta divorando la natura e stiamo portando il pianeta alla consunzione. Per la nostra sopravvivenza su questa terra dobbiamo ridirezionare le prospettive della scienza, della tecnologia, della politica e dell'economia. Dobbiamo trovare l'equilibrio tra natura e artificio: questo vuol dire "Terzo Paradiso", ossia il terzo stadio di un'umanità nella quale noi sappiamo portare equilibrio e armonia fra natura e artificio. Sono proprio la scienza e la tecnologia che si devono oggi dedicare a ricucire questo rapporto con la natura.


Lei è molto legato a Biella e al suo territorio, faccio riferimento in particolare a Cittadellarte e alla Fondazione che porta il suo nome. Si può quindi essere un artista internazionale, come lei è, e nel contempo profondamente fedele alle proprie radici?


Vede, abbiamo parlato prima dell'Arte Povera che è "radicale", ora parliamo di radici e ci troviamo d'accordo. Io avrei potuto radicarmi in qualsiasi altra parte del mondo, però nel 1991 il caso mi ha guidato verso le radici della mia stessa vita. Ho creato Cittadellarte negli spazi di un ex lanificio dove ho organizzato un centro di attività nel quale sviluppare processi di connessione tra arte e società. Questo accadeva a Biella: il caso per me è formidabile, mi ha sempre portato nel posto giusto al momento giusto. Sono nato a Biella perché mio padre dal 1930 stava realizzando una grande opera per Ermenegildo Zegna: lavorava alla realizzazione di una galleria di affreschi, che rappresentavano la storia dell'arte della lana nel medioevo. In quel tempo ha conosciuto mia madre, si sono sposati e sono venuto al mondo io. Quindi sono nato a Biella per merito di Ermenegildo Zegna, suo figlio Aldo è stato uno dei miei primi collezionisti. Con la famiglia Zegna si è intrattenuta, attraverso Cittadellarte, una collaborazione che continua tutt'oggi. Cittadellarte, fin dalla sua nascita, ha stabilito rapporti collaborativi con industrie, imprese e istituzioni del biellese, si è perciò trovata nella posizione di partecipare con queste a uno sviluppo di iniziative che hanno portato al riconoscimento di "Biella Città Creativa", da parte dell'Unesco.

In questo contesto stiamo realizzando "Biella Città Arcipelago", che connette i Comuni della Provincia per farne un'unica città in cui si integra la campagna e il costruito urbano: le case, le fabbriche, i campi, le montagne, le risaie. Nasce questo nuovo modo di concepire la città che potrà divenire un modello estensibile.


Intervista realizzata da Vittorio Schieroni a Michelangelo Pistoletto nell'ottobre 2021.


Si ringraziano la Galleria Christian Stein di Milano e Cittadellarte - Fondazione Pistoletto di Biella per la collaborazione e per aver fornito rispettivamente le immagini della opere in mostra presso la galleria e la fotografia di Michelangelo Pistoletto.


Per informazioni sulla mostra: www.galleriachristianstein.com.


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